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Quando la Via Lattea rubò le stelle a un’altra galassia: ricerca coordinata dall’Università di Firenze

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Quando la Via Lattea rubò le stelle a un’altra galassia: ricerca coordinata dall’Università di Firenze

Dieci miliardi di anni fa, la Via Lattea ha inglobato Gaia-Enceladus, una galassia nana ma dalle dimensioni rilevanti, provocando profonde modifiche interne. Il nome Gaia-Enceladus unisce il satellite ESA che ha permesso la scoperta e un gigante mitologico, a simboleggiare l’impatto violento della fusione. Un nuovo studio coordinato dall’Università di Firenze, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, dimostra che l’assorbimento non è avvenuto in un unico evento: Gaia-Enceladus ha attraversato più volte il disco galattico prima di dissolversi. “Siamo riusciti a identificare stelle provenienti da Gaia-Enceladus depositate nella Via Lattea durante il suo primo passaggio e gli attraversamenti successivi - spiega Ása Skúladóttir, prima firmataria dell’articolo e docente di Astrofisica, cosmologia e scienza dello spazio presso il dipartimento Fisica e Astronomia - Si tratta di una scoperta importante per ricostruire l’evoluzione della nostra galassia. Infatti – prosegue – non tutte le stelle che oggi vediamo nella Via Lattea si sono formate al suo interno: alcune sono nate appunto in galassie che la Via Lattea ha inglobato nel tempo e che successivamente si sono dissolte al suo interno”. Gli scienziati hanno identificato le stelle di Gaia-Enceladus attraverso le loro caratteristiche chimiche e dinamiche, diverse da quelle native della Via Lattea. La loro analisi ha rivelato che le stelle acquisite nei passaggi iniziali provenivano da zone esterne, più povere di elementi chimici, mentre quelle inglobate successivamente appartenevano a regioni più interne e ricche. Questa scoperta rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della formazione della Via Lattea, permettendo di ricostruire con precisione i processi di fusione tra galassie, eventi comuni nell’evoluzione dell’universo.


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